Una flessione della produzione di carne bovina nell’Unione Europea (-7% al 2023), accompagnato a un calo delle esportazioni e a un forte aumento delle importazioni di carne bovina (+38%), soprattutto dal Brasile. È uno degli scenari elaborati da Ismea nel Volume II 2014 del Report Economico Finanziario. Dai dati preliminari della pubblicazione emerge ad esempio che negli Usa si assisterà ad un aumento della produzione e dell’export (nel 2022 dovrebbe detenere una quota superiore al 14% del mercato mondiale), sopratutto verso Canada e Messico.
In Italia il settore dell’allevamento bovino vive un lungo momento di crisi della domanda, in calo negli ultimi cinque anni, ricorda Ismea, per l’affermazione di modelli di consumo penalizzanti (salutistici, multietnici, ecc.), nonché alla crisi economica che ha investito il Paese dirottando gli acquisti delle famiglie verso tagli meno pregiati e più economici (hamburger, macinato) o prodotti a prezzo più basso (carne avicola e uova). Nella fase agricola, la produzione di carne bovina incide per quasi il 20% sul valore degli allevamenti calcolato ai prezzi di base e per il 6% su quello dell’agricoltura complessivamente considerata, attestandosi su 3,4 miliardi di euro. Il settore è caratterizzato da un deficit strutturale della bilancia commerciale, che incide per oltre un terzo sul valore netto degli scambi agroalimentari nazionali. L’import di animali vivi – prevalentemente costituito da capi destinati all’ingrasso – rappresenta circa il 42% degli esborsi complessivi, mentre il restante 58% è costituito da carni e preparazioni. Nell’ultimo quinquennio le importazioni di carni e animali vivi si sono gradualmente ridotte, facendo registrare una flessione media annua del 2,2% del saldo della bilancia commerciale che nel 2013 si è attestato a quasi 2,6 miliardi di euro.
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Red.